«Il 25 marzo 2017... arriva la prima sentenza tanto attesa dagli azionisti risparmiatori delle due popolari venete». Usa queste parole l'avvocato Camilla Cusumano del foro di Verona, per descrivere la vittoria in primo grado di una sua assistita, che era ricorsa al giudice civile poiché riteneva di essere stata danneggiata, tra le altre, dal meccanismo con cui le erano state vendute le azioni della stessa banca.
Cusumano, che affida la sua riflessione ad una breve nota pubblicata oggi sulla pagina web del suo studio parla espressamente di «data epocale» e aggiunge che il giudice di Verona Massimo Vaccari ha accolto le domande della risparmiatrice «ritenendo che la banca non abbia adeguatamente informato» la cliente patrocinata dal legale veronese circa la «illiquidità delle azioni BpVi». Carenza di informazioni che non avrebbe messo l'azionista nelle condizioni di comprendere che «il prodotto venduto non fosse appropriato». Il ristoro che dovrà essere accordato alla socia è di 40mila euro.
Martedì si chiuderà l’offerta di transazione prospettata dalle due ex popolari venete «onde evitare il contenzioso in aula» si legge ancora nella nota di Cusumano, che ha operato quale referente di Adusbef, una nota associazione di consumatori specializzata nella materia bancaria. In questo senso la sentenza che giunge dal capoluogo scaligero potrebbe aumentare le certezze di coloro i quali hanno preferito non aderire alla proposta di accordo extragiudiziale lanciata diverse settimane fa da Veneto Banca e Popolare di Vicenza, della quale Adusbef non è molto entusiasta peraltro. Accordo che se sottoscritto impedisce all'azionista di adire le vie legali, quanto meno in ambito civile.