Quando più di quindici anni fa mossi i miei primi passi da giornalista, mai avrei immaginato che uno degli aspetti cruciali della professione fosse quello di gestire gli stimoli e gli input che giunti da ogni dove si tramutano in notizia confezionata. Si tratta di un processo articolato che chi è del mestiere conosce bene e che presenta però una serie di variabili che lo rendono sempre diverso.
Da quando l'industria elettronica ha immesso sul mercato dosi massicce di smartphone, macchine fotografiche, videocamere, registratori sempre più alla portata del pubblico i professionisti della informazione hanno dovuto affrontare una sfida in gran parte nuova: quella della gestione di un flusso di notizie, già in parte strutturate, proveniente da una marea di utenti, organizzati o singoli che siano. Persone che grazie ai nuovi dispositivi e grazie ai nuovi canali sollecitano continuamente chi si occupa di informazione.
A naso non ritengo che tale fenomeno, il giornalismo partecipativo o citizen journalism che dir si voglia, si potrà in toto sostituire al giornalismo vero e proprio: quanto meno per le stesse ragioni per cui la diffusione della scienza medica sul web mai consentirà ad un appassionato di trapiantologia di sostituirsi a un cardiochirurgo.
Sarebbe però sciocco e soprattutto presuntuoso ignorare stimoli, idee, contributi, assieme alla preziosa mole di informazione spesso coerentemente e giudiziosamente organizzata che ci giunge da tali preziosissime fonti. I due mondi, quello del giornalismo dei professionisti e quello più propriamente partecipativo, sono entrambi indispensabili alla opinione pubblica. La vera sfida è quella di farli interagire nel miglior modo possibile. Ed è la sfida che ho raccolto in questo spazio. Si tratta di una finestra di dialogo aperta a tutti... Non esitate a far sentire la vostra voce. Ad maiora.
Marco Milioni
Marco Milioni
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