giovedì 7 agosto 2025

Liberté, sanité, maddeché, pariolinité

Ieri, non lo faccio spesso, per Vicenzatoday.it ho pubblicato un corsivo. Che per i non addetti ai lavori è un articolo di giornale in cui si esprimono le proprie idee e i propri pensieri su un argomento dato. In quell'articolo  ho detto la mia sulla travagliata situazione della sanità pubblica che da tempo sta attraversando il Veneto: regione che è in buona compagnia col resto del Paese peraltro. Chiaramente ho distribuito a destra e a sinistra le carte di una responsabilità che non solo è transpartitica, ma che soprattutto è collocata in un alveo preciso: quello della riduzione della sfera pubblica a mera ancella di pochi interessi privati.

Si tratta della cosiddetta deriva neoliberista che infinitamente meglio di me hanno descritto autori del calibro, tra i tanti, di Eric Hobsbawm e Noam Chomsky. Bene, come accade di frequente, dalla cerchia delle mie vecchie conoscenze, ex compagni di scuola, colleghi, amici, è partito il solito momento di scazzo nevrotico. «Metteve sullo stesso piano la destvua con le vuesponsabilità della galassia del centro-sinistva, così smevigliata e cangiante, non va bene. Si tvatta di cviticità più sfumate e comunque minovi. Cavo Mavco, la tua è una opevazione populista».

Agli amici piddini dico, simpaticamente, c'avete torto. Il grosso della vostra area, tanto quanto la parte preponderante della destra, è stata negli anni uno dei soggetti che più ha sdoganato l'assoggettamento della politica al disegno di una deriva privatistica e neoliberista della società: punto. Con l'aggravante morale, che è proprio la sinistra l'area politica che avrebbe, come suo obiettivo primario, l'emancipazione della società dalla logica elitista del giogo sfruttato-sfruttatore. Che dai tempi di Menenio Agrippa fino alle teorie dell'elitismo in tutte le sue declinazioni oggi dominanti (bussare alla porta dei cantori Mosca, Pareto e Michels per informazioni) costituisce l'ossatura di un tessuto sociale che produce diseguaglianze. Per aver unito, seppure in nuce, questi puntini, mi sono addirittura beccato una accusa di «pietrogermismo».

Diciamo che quella che per qualcuno è una accusa non solo è un merito, ma è una felice intuizione al contrario. Pietro Germi infatti, i cui film ho avuto la fortuna di poter vedere fin da piccolino, è uno degli autori che più ha contribuito a formare la mia personalità. Il fatto che la critica dei piddini Ztl ante litteram come Guido Aristarco e Umberto Barbaro avesse Germi sul gozzo, la dice lunga, anzi Esselunga, su quali fossero le mire reali (potere fine a sé stesso) di quel pezzo di «sinistva», ormai spiaggiata a Capalbio, che oggi ritroviamo nottetempo attovagliata sulle terrazze di certi attici meneghini, romani e vicentini a declamare le magnifiche sorti e progressive del sincretismo eco-chic che ormai pervade le loro giornate. Il tutto mentre a destra, con una certa maldestra efficienza, c'è chi svolge lo sporco e duro lavoro dei padroni: un esempio? Dici Gaza e poi muori: liberté, sanité, maddeché, pariolinité.

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